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Fusione nucleare : una reale alternativa ?
Premessa: non siamo esperti di nucleare e non abbiamo le competenze per valutare dal punto di vista tecnico le notizie che riguardano questo tema.
Da persone comuni interessate all’ambiente e ai problemi climatici non possiamo però non accogliere con interesse una notizia che parla di una tecnologia che, se gli anni a venire dimostreranno realmente applicabile, potrà dare una svolta decisiva alla produzione di energia in maniera sostenibile e risolvere il problema del surriscaldamento terrestre che già da diverso tempo sta provocando crisi economiche e sociali in diverse aree del mondo.
La notizia sul progetto MAST
La notizia è questa: il centro inglese Culham Centre for Fusion Energy, dove si sta portando avanti il progetto MAST (Mega Ampere Spherical Tokamak) ha annunciato che è stato risolto uno dei maggiori problemi legati alla fusione nucleare (da non confondere con la fissione nucleare) vale a dire il raffreddamento delle scorie (da oltre 100 milioni fino a pochi gradi).
Poter ridurre notevolmente il calore prodotto dal processo di fusione permette fondamentalmente di evitare di sostituire periodicamente i “componenti della centrale elettrica” rendendola quindi economicamente sostenibile. Infatti se i componenti si dovessero sostituire spesso i costi di sostituzione renderebbero questo sistema di produzione dell’energia non conveniente dal punto di vista economico.
Questo non vuol dire che il mese prossimo (e neanche l’anno prossimo…) il nostro pianeta potrà essere alimentato da energia prodotta dalla fusione nucleare. I tempi per rendere realmente applicabile a livello industriale questa tecnologia sono ancora di qualche decennio: la tabella di marcia prevede la costruzione di un prototipo di centrale elettrica a fusione (nota come STEP) entro il 2040.
l capo scienziato dell’UKAEA del MAST Upgrade, il dott.Andrew Kirk, ha però detto:
“Questi sono risultati fantastici. È il momento in cui il nostro team di UKAEA ha lavorato per quasi un decennio. Abbiamo realizzato MAST Upgrade per risolvere il problema dello scarico per le centrali elettriche a fusione compatte, e ci sono segnali che ci siamo riusciti. Super-X [il sistema che permette di ridurre il calore in eccesso prodotto durante le reazioni di fusione] riduce il calore sul sistema di scarico da un livello di fiamma ossidrica a uno simile a quello che si trova nel motore di un’auto. Ciò potrebbe significare che dovrebbe essere sostituito solo una volta durante il ciclo di vita di una centrale elettrica.”
L’articolo completo sulla notizia è disponibile sul sito del centro Culham Centre for Fusion Energy
Il ruolo dell’Italia
Anche l’Italia sta lavorando insieme ad altri paesi europei ad un progetto (nominato ITER) legato alla ricerca di produzione di energia da fusione nucleare: nel 2020 è iniziata la fase di assemblaggio del sistema che prevede l’impianto di fusione nucleare più grande al mondo. Questa fase durerà 5 anni. ENEA ha partecipato alla progettazione e realizzazione di componenti ad alto contenuto scientifico e tecnologico inviati in seguito in Francia presso il sito di assemblaggio di Cadarache.
Altri progetti: il “sole artificiale” cinese
Il progetto EAST (che fa parte anch’esso del progetto internazionale ITER) è stato progettato per replicare il processo che avviene nel sole per fornire energia quasi infinita attraverso la fusione nucleare . Anche per questo, il progetto cinese spesso è chiamato “sole artificiale”.
Criticità attuali legate alla fusione nucleare
Nonostante le ottime notizie sul tema della produzione di energia tramite la fusione nucleare, esistono comunque posizioni scettiche nei confronti di questa tecnologia, posizioni basate su alcune criticità attualmente presenti:
- Le grandi dimensioni: il reattore a fissione in costruzione nel progetto ITER ha un diametro di 30 metri (circa un palazzo di 10 piani) e un’altezza di 20. È un impianto molto complesso, molto più sofisticato di un reattore nucleare a fissione della stessa potenza e circa 10 volte più grande in volume. Le enormi dimensioni (almeno quelle attuali) renderebbero quindi difficile una produzione “in serie”
- Il costo del kWh è stato stimato in circa 10-12 centesimi di € che lo rende poco competitivo con altre tecnologie (ad esempio il fotovoltaico o eolico) il cui costo del kWh, sempre al momento, è inferiore a questa cifra
- La terza criticità è legata ai tempi di sviluppo: il 2040 è il periodo stimato per la realizzazione di un prototipo per cui, se tutto sarà confermato, ci vorranno ancora altri anni per arrivare alla costruzione di una centrale nucleare a fissione vera e propria.
Conclusioni
Vedremo come si svilupperanno questi progetti, se confermerano le loro promesse e saranno realmente una delle soluzioni per produrre energia in maniera sostenibile. Al momento, o perm meglio dire per almeno i prossimi 30-40 anni, il processo di decarbonizzazione non può prescindere dallo sviluppo del fotovoltaico, eolico ed alti sistemi che, nonostante le loro criticità, sono l’unica strada da percorrere per trovare una soluzione ai cambiamenti climatici che sono già in corso.